Una sanatoria generalizzata rischia di equiparare le vittime con i carnefici, gli sfruttati con i caporali e di alimentare il traffico degli scafisti che stanno pubblicizzando l’Italia come terra dai facili permessi, causando cosi altre vittime nel Mediterraneo. Questo è quanto evidenziato da alcuni migranti LGBT che stiamo assistendo in questi giorni. Particolarmente preoccupante il racconto di come molti sfruttatori proveranno a farsi regolarizzare e dei video di invito a venire in Italia che gli scafisti stanno facendo girare con la scusa della sanatoria.
Per far fronte all’emergenza Covid-19 vanno valutate azioni di carattere temporaneo, in modo che poi, una volta finita la crisi, saranno ripristinate le regole, e semmai definendone di nuove a contrasto dei fenomeni di caporalato e sfruttamento dei migranti.
Ecco tre semplici proposte che potrebbero essere di aiuto ad esempio possono essere:
1. Estensione della assistenza sanitaria per tutti i migranti
2. Proroga della validità contratti di lavoro stagionale, ed autorizzazione al lavoro per tutti i migranti in attesa di risposta di asilo o regolarizzazione, fino a cessata necessità
3. Autorizzare fino a cessata necessità, il lavoro agricolo socialmente utile, l’impiego a costo fiscale zero di tutti i disoccupati, inclusi i migranti, sia irregolari che regolari, purché siano garantiti giusta paga e diritti lavorativi.
Tali provvedimenti non implicherebbe la sanatoria generalizzata, le cui ricadute umane, politiche e socioeconomiche sarebbero disastrose.
A beneficiarne sarebbero tutti i migranti volenterosi di occupazione, sia regolari disoccupati che irregolari, le imprese agricole che non esiteranno ad impiegare anche in futuro quei lavoratori che si daranno più da fare in questa fase di emergenza.
Lo Stato, dal canto suo, potrebbe considerare di premiare i lavoratori stranieri più volenterosi nel loro adempimento dell’impegno “socialmente utile”, concedendo loro un percorso preferenziale nell’accoglimento della domanda di soggiorno: percorso preferenziale che nulla toglierebbe al percorso giuridico per la regolarizzazione a normativa vigente.
Fabrizio Marrazzo, Portavoce Gay Center