Da una prima lettura del Recovery Plan , dobbiamo constatare che la nostra comunità LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans) è completamente assente dal piano di salvataggio dell'Italia dei prossimi 6 anni, a differenza di quanto ha richiesto l'ONU .
Infatti, nella pandemia la comunità LGBT, che rappresenta il 15% della popolazione italiana, spesso non ha reti sociali e familiari di protezione e vive una forte discriminazione sociale, familiare e sul lavoro.
Per questo siamo tra le prime vittime della crisi post pandemia, come dichiarato anche da Michelle Bachelet alto commissario ONU. Pertanto servono opportune azioni per il sostegno sociale e lavorativo, senza le quali si rischia che molti LGBT resteranno esclusi.
Non si può fare inclusione con ZERO investimenti !
Purtroppo anche per le donne non ci sono sostegni sufficienti ad esempio per gli asili nido e nulla su autoimprenditorialità al femminile, che è una delle poche azioni per garantire autonomia alle donne.
Anche sull'ambiente rileviamo che la transizione ecologica non è sufficiente e male organizzata, ad esempio non viene premiata la decarbonizzazione, anzi sono previsti fondi pubblici per le aziende che investono nel petrolio e derivati.
Sul trasporto pubblico verranno ad esempio cambiati solo 11% degli autobus, per i treni regionali dove circa il 50% è ancora alimentato a gasolio solo il 10% sarà sostituito.
In questo modo senza un reale potenziamento ed efficientamento del trasporto pubblico non si abbasseranno i livelli di smog nelle città e non si ridurrà il traffico non aiutando l'economia.
Un piano con molte risorse, ma vanno investite meglio in ambiente, inclusione e competitività, altrimenti resteremo il fanalino di coda in Europa.
Fabrizio Marrazzo Portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale