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INSEGNANTE INSULTATO PERCHÉ GAY, SI RITIRINO PROPOSTE ANTIGENDER IN PARLAMENTO

In una scuola superiore di Treviso, un alunno ha insultato un proprio insegnante con le parole “finocchio”, oltre a varie frasi offensive, rivolte all’insegnante E.S., davanti all’intera classe e a un altro collega.

Di fronte a tali offese, il professore ha deciso di reagire e di denunciare l’alunno per oltraggio a pubblico ufficiale. Tuttavia, in assenza di una legge contro l’omobitransfobia, se l’insegnante fosse stato offeso perché nero o ebreo, la denuncia sarebbe partita automaticamente e l’alunno sarebbe stato condannato. Invece, in mancanza di una legge specifica, il Tribunale di Treviso non ha potuto fare altro che archiviare il caso.

“Quanto accaduto dimostra che, in assenza di una legge contro l’omobitransfobia, non esiste giustizia per le nostre vittime. Inoltre, in questi giorni la maggioranza in Parlamento, anziché combattere le discriminazioni, sta cercando di proteggere gli omotransfobici con improbabili norme antigender. Pertanto, faccio appello al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in passato ha fatto dichiarazioni di apertura verso i diritti della comunità LGBT+ nel suo ruolo istituzionale, affinché applichi la delibera del Partito Gay LGBT+, che prevede una sanzione di 500 euro per i reati di omobitransfobia. Tale delibera è in discussione anche al Campidoglio, presso il Comune di Roma, grazie alla proposta del gruppo M5S presentata in collaborazione con il Partito Gay LGBT+. Questa misura rappresenterebbe un passo importante per contrastare la discriminazione e garantire maggiore sicurezza e rispetto nelle scuole e in tutta la comunità. La sanzione è già attiva in oltre 10 comuni, tra cui Morterone, che è stato il primo grazie ad Andrea Grassi, Assessore del Partito Gay LGBT+ e coautore della proposta”, dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale.

“Il mio obiettivo è far sapere alla gente quali umiliazioni devono subire ogni giorno tanti insegnanti che si recano sul posto di lavoro e subiscono bullismo omofobo senza alcuna tutela. Vorrei contribuire a creare un deterrente per futuri comportamenti simili, per far capire che non siamo disposti a tollerare tali abusi”, dichiara il professore E.S.

“Questo episodio solleva anche importanti interrogativi sulla protezione degli insegnanti nelle scuole italiane e sull’efficacia delle misure di contrasto al bullismo omofobo. La nuova risoluzione contro il famigerato ‘gender nelle scuole’, proposta pochi giorni fa in Parlamento, non solo ci preoccupa per l’educazione dei nostri giovani, ma anche, a questo punto, per i professori”, conclude Marrazzo.

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